Florilegio Calasanziano

1. EDUCAZIONE E INSEGNAMENTO: FINALITA’ PROPIA DELLE SCUOLE PIE. 

1. Il nostro Istituto consiste nella buona educazione dei fanciulli: a questo si deve badare sopra ogni altra cosa (lett. N. 3206). 

2. Nell’educazione e riforma dei giovanetti consiste il nostro istituto (lett.n. 247). 

3. Il principale nostro istituto è la cura dei fanciulli: se si fa profitto in loro, tutti loderanno l’opera nostra... Per esortare i secolari non si devono in modo alcuno tralasciare gli scolari; sia sicuro che il nemico, sub specie boni, vuole impedire il profitto dei giovanetti (lett. n. 1419). 

4. Il nostro isituto principale sono le scuole, di modo che, si dovrà patire uno dei nostri esercizi, è meglio che patisca l’esercizio della confessione che quello della scuola, perché i confessori non mancano e i maestri sono pochi (lett. n. 3871). 

5. Faccia che tutti gli scolari siano bene educati con tutti e insista assai in questo della creanza e modestia degli scolari (lett. n. 432). 

6. Procurino tutti di dare buon esempio e attendere alle scuole con ogni diligenza, che questo è il nostro istituto e dobbiamo farlo bene , in nodo che i giovanetti ne sentano profitto nelle lettere e nello spirito, ed i loro padri e parenti ne restino contenti e soddisfatti (lett. n. 1153). 

7. Restauri la prima scuola non solo nelle lettere ma anche nel santo timor di Dio. Non voglia rendere inutile questa missione, e tenga il suo pensiero rivolto solo al modo in cui meglio potrà raggiungere questo fine, che per lei sarà di gran merito e per gli scolari di non poco profitto (lett. n. 1538). 

8. Procuri, con ogni diligenza, che le scuole, tanto circa le lettere come circa lo spirito, vadano bene. Siccome questo è il nostro istituto, se lo faremo bene, il Signore ci manderà non solo gli aiuti temporali, per vivere e fabbricare, ma ancora gli altri spirituali, che per noi sono i veri beni che dobbiamo cercare con ogni diligenza (lett. n. 1167). 

9. Conviene usare ogni pazienza e carità con i giovanetti per indirizzarli sulla buona strada (lett. n. 225). 

10. Le scuole sono il nostro principale istituto e devono dare buono o cattivo nome alla nostra Religione (lett. n. 3742). 

11. L’esercizion delle scuole per nessun’altra cosa si deve diminuire (lett. n. 3125). 

12. Ricordo con la presente a tutti che attendaano con ogni diligenza all’esercizio delle scuole, che è il nostro principale istituto, non solo quanto alle lettere, ma ancora quanto al santo timor di Dio: esso è un tesoro che si toverà al passo della morte chi lo eserciterà con fervore e pazienza per solo amor di Dio (lett. n. 1068). 

13. Esorto tutti ad usare gran diligenza nell’aiuto degli scolari, il che si fa con gran profitto per mezzo dell’orazione (lett. n. 776). 

14. Attenda ad impiegare il suo talento nel servizio dei fanciulli, che è la straa per acquistare merito grande e assicura la via del paradiso: tutto il resto è tentazione del nemico (lett. n. 1181). 

2. PIETA’ E LETTERE (FEDE E CULTURA). PER UNA FORMAZIONE INTEGRALE DEI RAGAZZI. 

15. Tenga grande cura che gli scolari siano bene ammaestrati nelle lettere e nel timor di Dio e lasci dire a chi vuole (lett. n. 165)). 

16. Procuri, con ogni diligenza, il profitto degli scolari nelle lettere e nello spirito, che ne sentirà presto la rimunerazione del centruplo (lett. n. 282). 

17. A noi, che non cerchiamo altro che l’aiuto dei giovanetti nel timpor santo di Dio e nelle buone lettere, tanto è un paese come un altro (lett. n. 1580). 

18. Noi faremo bene assai attendendo ad insegnare ai giovanetti il timor di Dio e quelle lettere che saranno necesarie per guadagnarsi il vivere onestamente (lett. n. 1678). 

19. Procuri di dare buon nome a codeste scuole, poiché dalla prima scuola dipende il buon o il cattivo nome; perciò usi ogni diligenza nel fare in modo che gli scolari imparino le lettere e insieme il santo timore del Signore (lett. n. 782). 

20. Tutti si adoperino, quando possono, non solo nell’interrogare gli scolari, ma nel catechizzarli ed insegnar loro le cose necessarie e le devozioni che devono fare (lett. n. 1102). 

21. Circa le scuole si deve usare ogni diligenza perché siano ben tenute non solo quanto alle lettere, ma ancora quanto allo spirito e timor di Dio, facendo frequentare agli scolari i santi sacramenti (lett. n. 3087). 

22. Usi ogni diligenza nel far sì che gli scolari non tralascino la scuola e l’oratorio e frequentino i sacramenti (lett. n. 368). 

23. Vada molto cauto in tutte le cose e cammini con una santa semplicità, insegnando le lettere e il santo timor di Dio agli scolari senza fare invenzione nuova. Procuri di imprimere in tutti la devozione per la beatissima Vergine, procurandola prima in sé, ne vedrà effetti grandi, specie in occasione di tentazioni (lett. n.1928). 

24. La scuola di scrivere ed abaco è la più importante di tutte, tranne la prima di grammatica, e richiede un soggetto che, insieme con l’insegnare lo scrivere ed abaco, insegni anche il santo timpor di Dio. Da quella scuola se ne vanno al secolo ad imparare qualche arte, ed è molto importante che se ne vadano bene ammaestrati nel santo timor di Dio (lett. n. 2742). 

25. Procuri di formare buoni scolari nelle lettere e nello spirito e tenga per sicuro che qua mensura mensi fueritis rem etietur vobis (lett. n. 2532). 

26. Quanto alle scuole, per essere il nostro principale istituto, si deve procurare che si faccia gran diligenza nelle scose letterarie per tirare gli scolari alle scuole; ma il nostro fine principale deve essere quello d’insegnare il timor di Dio, il che ogni maestro è obbligato a fare sotto pena di restare la sua fatica materiale senza il premio della vita eterna (lett. n. 2876). 

3. LE OPZIONI PREFERENZIALI (I “PRAECIPUE”) DELLA SCUOLA CALASANZIANA: 

A. FORMAZIONE CRISTIANA... 

27. Si attenda non solo alle lettere ma, principalmente, al santo timor di Dio (lett. n. 755a). 

28. I nostri padri devfono tenere grande cura degli scolari e farli devoti non solo insegnando loro nelle scuole le lettere e la dottrina cristiana, ma facendo frequentare loro gli oratori e in essi i santi sacramenti, sicché, se gli scolari conosceranno questo zelo nei nostri religiosi, s’affezioneranno di più al nostro Istituto (lett. n. 4039). 

29. La dottrina cristiana la faccia con quanta diligenza potranno, che è di molta importanza (lett. n. 79). 

30. Grande acquisto procura il tempo s’impegna nell’insegnarre ai giovanetti le lettere ma, quello che più imprta, la dottrina cristiana (lett. n. 2255). 

31. Gli scolari si devono allontanare dalle vanità con la frequenza dei sacramenti e con esortazioni familiari fatte con amor paterno (lett. n. 738). 

32. Fate quanto possibile devoti i fanciulli, che sarà cosa gratissima a Dio (lett. n. 856). 

33. La comunione è uno dei principali, ovvero il principale mezzo per far copioso frutto, col nostro Istituto, nei giovanetti (lett. n. 871). 

34. Procuri di usare ogni diligenza nell’insegnare la dottrina cristiana e aiutare le anime, che è l’azione più alta che si possa fare in questa vita; quest’opera fatta con allegrezza pace grandemente a Dio (lett. n. 1148). 

35. E’ una grande mancahevolezza che scolari grandi non sappiano fare atti di fede, speranza, carità, umiltà e contrizione, che sono tanto necessari (lett. n. 2835) 

36. Persuada gli scolari grandi che lascino la strada larga del senso, che li guida direttamente all’inferno, e si diano alla frequenza dei sacramenti, se vogliono viviere e morire come si deve. Il loro buon esempio sarebbe di gran frutto negli altri scolari, come adesso è di grandissimo danno ed essi non lo comprendono (lett. n. 374).

37. Faccia che gli scolari si cofessino spesse volte e che i grandi si accostino anche alla comunione, perché i sacramenti sogliono illuminare assai l’intelletto e , frequentandosi con devozione, sogliono infiammare la volontà ad aborrire il peccato e ad amare le opere di virtù. Insista molto in questo, perché è il lulcro del nostro Istituto e ne avrà da Dio grande rimunerazione (lett. n. 471). 

38. Procurate di insegnare a tutti in scuola e nell’oratorio quanto importi il santo timor di Dio nel cuore dei giovanetti; e la dottrina più alta che si possa insegnare in questa vita e la più meritoria, facendola solo per puro amore del Signore, essendo vero che inter opera divina divinissimum est cooperari saluti animarum (lett. n. 1374). 

39. Attenda alla confessione degli scolari ed a catechizzarli bene, che farà un gran servizio a Dio 1445). 

40. Il miglior esercizio è quello d’indirizzare i giovanetti sulla strada del timor di Dio, facendo conoscere loro e aborrire la gravità del peccato e quanto soave cosa sia lo stare in grazia di Dio (lett. n. 1558). 

41. Procurino di far che gli scolari si confessino e si omunichino spesse volte, perché è grande la forza dei sacramenti accompagnata dalle pie esortazioni del maestro (lett. n. 2258). 

42. I giovanetti sogliono imparare l’orazione mentre si conservano con la santa purezza: perciò la legge di Dio immacolata si imprima bene nel loro cuore, prima che si macchi di brutture. Avrò caro che i giovanetti che vengono costì siano con gran diligenza curati, sicché da qui se ne Senta il buon odore (lett. n. 1755). 

43. Quanto ai giovanetti, oltre alla dottrina cristiana del cardinale Bellarmino, si dovranno insegnare loro i misteri della vita e passione di Cristo e gli esercizi spirituali per i giovanetti delle Scuole Pie, che sono stampati in Roma (lett. n. 2916). 

44. Desduderi grandemente che si metta con maggiore diligenza l’esercizio d’insegnare la dottrina cristiana ai giovanetti nella chiesa pubblica, e si facciano imparare nelle scuole a tutti gli scolari i misteri della passione di Cristo, stampati in Roma, e insieme quel libretto di esercizi spirituali, dove si contengono gli atti di fede, speranza, umiltà e contrizione, che è bene i fanciulli sappiano da giovanetti; in questo si usi ogni diligenza (lett. n. 3920). 

45. E’ necessario dare buon esempio ai scolari, il che si farà attendendo con molta diligenza al profitto degli scolari non solo nelle lettere, ma, quello che più importa, nel santo timor di Dio: se faranno ciò come si deve, il nostro Istituto sarà molto ricercato (lett. n. 3002). 

46. Mi sarà caro che attenda a studiare i casi nei quali sogliono incorrere i giovanetti, perché questo è il nostro principale istituto. Se potrà avere le opere del Gersone parisiense, egli in uno dei suoi tomi ne fa un trattato particolare molto a proposito. Perché capisca bene il guadagno della mortificazione, noti bene quella meravigliosa sentenza del Kempis che dice: maioris meriti est adversa pati quam bona operari. Insomma deve usare tal diligenza che ogni mese siano confessati tutti gli scolari, specie quelli che sono capaci di fare offese a Dio (lett. n. 557). 

47. Quanto all’insegnare la dottrina cristiana ai poveretti, mi pare un’opera santa, e acquisterà un gran merito per sé presso Dio chi v’attenderà con carità. Procurino perciò di ordinare le cose in maniera che si possa perseverare e non fare come alcuni, che da principio fanno gran fervore e poi si stancano e lasciano l’opera (lett. n. 3935). 

48. Procurate che gli scolari siano devoti, perché è lo scopo principale del nostro Istituto, ed io ne avrò particolare consolazione (lett. n. 2092). 

B. ... SOPRATTUTTO DEI RAGAZZI POVERI... 

49. Non mancherà l’aiuto del Signore, specie se costì attenderanno con carità ai poveri scolari insegnando loro con ogni diligenza il santo timor di Dio insieme con le lettere; su ciò insisterà visitando le scuole (lett. n. 885). 

50. Quanto al ricevere scolari poveri, V.R. fa santamente nell’ammettere quanti ne vengono, perché per esi è fatto il nostro Istituto, e quel che si fa per loro si fa per Cristo benedetto (lett. n. 2812). 

51. Attendete sempre a farvi più atto ad insegnare ai poverelli lo scrivere e l’abaco e anche il santo timor di Dio. Non vi curate di accettare più scolari grandi nella vostra scuola, ma attendete ai poverelli (lett. n. 2238). 

52. Piacesse a Dio che tutti intendessero di quanto merito è aiutare la buona educazione dei fanciulli, specie poveri, perché certamente andrebbero a gara a chi più potesse aiutarli e troverebbero grande facilità e consolazione nelle proprie azioni ((lett. n. 2859). 

53. Chi non ha animo d’insegnare ai poverelli, non ha la vocazione del nostro Istituto, ovvero il nemico gliel’ha rubata (lett. n. 1319). 

54. Hanno preso la cattiva abitudine di vendere in scuola agli scolari penne, carta, righe e ferretti, le quali cose si solevano dare per amor di Dio ai poveri, quando non v’era tanta rilassazione, ma maggiore devozione nei nostri (lett. n. 3118). 

55. Non mi potrà fare cosa più gradita che insegnare con ogni diligenza l’aritmetica al p. N. e a chiunque vi voglia attendere, perché questa scienza ed il suo esercizio sono molto utili per i poveri, che non hanno capitali per poter vivere senza faticare (lett. n.3753). 

C. ... SIN DAI TENERI ANNI 

56. Se in fanciulli fin dai primi anni ricevono una seria formazione nella pietà e nelle lettere, è da sperare, senza dubio, che sarà felice tutto il corso della loro vita ( Costituzioni, n. 2). 

57. Faccia fare orazione agli scolari piccolini, che sono molto grate a Dio benedetto (lett. n. 2559). 

58. No è poca grazia del Signore darle tanto fervoroso desiderio di aiutare i pover con un aiuto tanto utile e necessario come è la dottrina unita al santo timor di Dio e in està così tenera che il profitto è molto sicuro (lett. n. 7*a. 1614). 4. UNA SCUOLA DI QUALITA’:” IRREPRENSIBILE” 

59. Procurate che la vostra scuola sia irreprensibile, perché così acquisterete una corona immarcescibile, che è come dire corona di angeli (lett. n. 1125). 

60. Si deve cercare, con ogni diligenza, che le scuole vadano bene; così facendo adempiremo il nostro dovere advanti a Dio, il quale poi, a suo tempo, pagherà la nostra fatica con larga rimunerazione (lett. n. 588) 

61. Ho scritto p iù volte che si usi la maggior diligenza possibile nelle scuole, perché è il nostro principale istituto; perciò vi attendano tutti quando non hanno altro da fare (lett. n. 1007). 

62. A questo, che è il nostro istituto, bisogna badare più dìogni altra cosa e tutti dovrebbero adoperare, chi in usa cosa chi in un’altra, acciò le scuole andassero sempre bene e gli scolari fossero bene ammaestrati tanto nel timor di Dio quanto nelle lettere (lett. n. 1098). 

63. Procuri con gran diligenza che vadano bene le scuole e massime la prima e quella dello scrivere perché questo è il nostro istituto (lett. n. 566). 

64. Avrò caro che si attenda alle scuole con quella diligenza che si deve ut qui ex adverso sunt, vereantur nihil habentes dicere de nobis, quod verum sit iuxta illorum aemulationem; ma la principale causa del nostro operar bene e con lidigenza, dev’essere per piacere a Dio (lett. n. 405). 

65. Quanto al fatto che gli scolari vanno ca confessarsi fuori, mi dispiace grandemente, perché V.R. deve sentire prima gli scolari che i secolari, e piuttosto lasciare questi che quelli, perché così vuole il nostro istituto (lett. n. 793). 

66. Vadano ordinatamente le scuole perché servirà di buon esempio ai secolari e di grande profitto agli scolari (lett. n. 2559). 

67. Procurino di mantenere la reputazione delle scuole, che importa molto più che le confessioni nella chiesa (lett. n. 3043). 

68. Procuri che le scuole vadano bene e mi avvisi quando sarà finita la scuola con i banchi per scrivere, come quelli di Roma; dovevano restare cinque palmi tra banco e banco per potervi camminare il maestro (lett. n. 1820). 

69. E’ molto meglio fare bene l’istituto in pochi luoghi, che in molti e non farlo bene (lett. n. 3036). 

70. Mi scrive V.R. che non solamente si attende con diligenza allo studio della logica, ma anche, tre volte alla settimana, ai casi di coscienza. Se questo ordine persevererà per alcun tempo, spero che la religione camminerà di bene in meglio. Deve, però, procurare che le lettere che s’imparano vadano accompgnate con una santa umiltà, che così saranno di merito a chi le imparerà e anche di profitto al prossimo (lett. n. 3882). 

71. Le raccomando quanto posso le scuole, acciò si conosca il profitto che opera l’Istituto nostro in cotesta città. I saccerdoti attendano alle scuole e i Superiori siano come prefetti, visitandole di continuo, ché p questo il nostro principale istituto (lett. n. 3663). 

72. Usino ogni diligenza nelle scuole e mi dia avviso di come si porta ognuno in particolare ed a che attende, acciò possa prendere risoluzione in merito a ciò che si dovrà fare (lett. n. 1164). 

73. Non mi si può dare migliore nuova che avvisarmi del profitto degli scolari e insieme di quelli di casa (lett. n. 581). 

74. L’accompagnare gli scolari è di grandissimo merito per chi lo sa fare e di grandissimo esempio per i secolari (lett. n. 4461). 

75. Dal buono o cattivo nome della prima scuola dipende il tutto delle altre (lett. n. 688). 

76. Scrivetemi quanti scolari vi sono per classe, chi vi attende, se si fa profitto e si dà soddisfazione al popolo (lett. n. 787). 

77. Le lettere vogliono tutto l’ingegno e tutta la fatica se si deve fare profitto presto (lett. n.1631). 

78. Ho visto con mia consolzione quanto mi scrive e vorrei sapere chi sta nella scuola più bassa del padre Gasparo, chi nell’altra più bassa, chi nell’altra ancora più bassa, e che scolari vi sono in ogni scuola. Sopratutto desidero che nella scuola del padre Gasparo non vi stiano se non scolari grandi, anche se vi passino dalla seconda o terza classe; gli altri ritornino ad un’altra scuola, di modo che egli non debba compattere con cervelli di ragazzetti, che non conoscono il proprio profitto e impediscono quello dei grandi (lett. n. 52). 

79. Procuri che non siano più di 60 per la scuola di leggere e non si accettino fanciulli di quattro o cinque anni né in coteste scuole né in alcun’altra : è meglio averne pochi e attendervi, che molti e non fare per loro quanto è dovuto (lett. n. 746). 

80. Sarebbe molto a proposito che si leggerssero meno autori nella scuola, come fa il padre Gasparo, che tre volte la settimana legge Virgilio e tre altre un altro autore e tre volte un altro, il che possono eseguire a poco a poco e far fare agli scolari qualche altro esercizio (lett. n. 617). 

81. Quanto al numero degli scolari, non permettano che sia maggiore di quello cui si può insegnare, né facciano di maniera che, accettandone molti, non siano bene istruiti e si perda il credito e il buon nome (lett. n. 3023). 

82. Quanto alle scuole, mi pare una grande indiscrezione accettare più alunni di quelli cui si possa insegnare; essendovi già sei scuole in tutto 300 scolari, il numero è sufficiente, se si deve fare profitto (lett. n. 3025) 

83. Se per caso, come si crede, crescerà il numero degli scolari di lingua latina, faranno, divisioni di classi, accioché uno stesso maestro non debba fare la fatica con i minori o principiianti e con i mediocri e maggiori, non mancando a V.R. i soggetti per farlo. Avverta che i maestri non domandino cosa alcuna agli scolari, acciò conoscano tutti che si insegna per pura carità (lett. n.4138).

84. Se gli scolari non mostrano affetto ad imparare e mancano spesse volte alla scuola, V.R. dia l’incarico a qualche scolar, che frenquenta la scuola, di scrivere ogni giorno in un libretto chi manca tanto la mattina che la sera, acciò alla fine del mese possa mostrare ai loro padri che, se non fanno profitto gli scolari, la mancanza non è del maestro, ma degli scolari che non frequentano la scuola. Li persuada ad accostarsi ai santi sacramenti che così si emenderanno (lett. n. 4147) 

85. Scriverò altra volta circa le cartelle; procuri di fare la lettera più piccolina, della stessa forma, ma più sottilina (lett. n. 535). 86. Importa assai che tra di noi vi siano uomini perfetti nell’esercizio dello scrivere (lett. n. 9000). 

87. Chi non vorrà venire alla scuola vada dove gli piace, perché non è bene che noi stiamo al capriccio di scolari ignoranti nel tenere i maestri a gusto loro; se essi vorranno studiare, i nostri maestri sono ottimi (lett. n. 364). 

88. Quanto alle scuole, apprendo che vanno bene; il Signore dia a tutti sempre maggior cognizione del gran bene che si fa, non solo impedendo che i fanciulli facciano il male, ma ancora che imparino il santo timor di Dio che è un’azione non solo meritoria de maggiori beni, ma ancora molto soddisfattoria per i nostri errori. Perciò tutti d’accordo faranno, in questo, gran servizio a Dio e molto utile al prossimo ed a se stessi (lett. n. 791). 

89. Importa più la scuola di scrivere ed abaco che qualsivoglia di grammatica, e vorrei che vi attendesse sempre un sacerdote, acciò gli scolari fossero bene ammaestrati anche nello spirito (lett. n. 1201). 

90. Mi dispiace che non si attenda costì da nessuno allo studio delle umanità che tanto importa (lett. n. 1283).

91. Ho molto caro che costì molti imparino a scrivere bene ed anche l’abaco; quest’esercizio è necessario tra di noi grandemente e bisognerebbe che anche i chierci imparassero a scrivere (lett. n. 1537). 

92. Porcuri che imparino a scrivere ed abaco, perché ne abbiamo grande bisogno (lett. n. 1543). 

93. Attenda a perfezionarsi più che può nelle matematiche, perché si vede che sono grate al mondo (lett. n. 2358). 

94. Auanto a leggere la logica, mi pare difficile dovendo lasciare la scuola solita; vorrei bene che nel prossimo anno la insegnasse, se starà a Firenze, anche ai nostri che ne saranno capaci (lett. n. 3395). 

95. Imparino a scrivere e abaco, perché la detta scuola ha da stare in avvenire in reputazione (lett. n. 3455). 

96. Ho visto quanto la V.R. mi scrive circa l’abaco, il quale nella nostra religione è di merito grande, ma non è inteso dai superbi (lett. n. 4135). 

97. Vorrei che i nostri avessero particulare talento in scrivere e abaco, perché i buoni abachisti e scrittori sono più stimati in ogni parte, possono fare maggior profitto negli scolari, e, di solito, tirano a sé molta gente (lett. n. 248). 

98. Quanto ai libri, è necessario che quelli che fanno le scuole di latino, pecie le maggiori, abbiano quelli necessari per corrispondere al proprio obbligo. Il padre Provinciale potrà provvedere, dove mancano, tanto all’una quanto all’altra casa, chè al più saranno le Epistole familiari col commento e Virgilio col commento. Queste sono le lezioni ordinarie nelle scuole maggiori (lett. n. 756). 

99. Quanto alla lettera formatella che dice che costì s’impara, non è così facile il modo di insegnarla com’è quello della cancelleresca; chi sa fare questa, sa fare subito ogni altra specie di lettera. Non tutti devono essere mercanti, nondimeno possono provare per alcun tempo e vedere come riuscirà (lett. n.822). 

100.Quanto alle cartelle, ne potrà dare alcune al sig. Luogotenente, ai signori Priori ed ai padri degli scolari che le hanno fatte, riservandone però alcune per adornare la scuola prima e l’oratorio (lett. n.876). 

101.Le raccomando la diligenza circa le scuole dalle quali dipende il buono o cattivo nome del nostro Istituto, e per farlo bene è necessario che siano osservanti delle nostre costituzioni (lett. n. 2808). 

102.Quanto agli scolari che si mascherano con la conoscenza e il permesso dei propri padri, a loro toccherà la pena dell’errore; a noi basta ammonirli che conoscano e detestino la sciocchezza e dissolutezza dei mondani e pregare il Signore per essi e poi indurli a fare qualche ora di orazione innanzi al santissimo Sacramento, per domandargli perdono e proporre di non offenderlo più in simili vanità (lett. n. 796). 

103.Sebbene le rappresentazioni spirituali siano di solito di gran soddisfazione al popolo, nondimeno sogliono essere anche di grandissimo danno agli scolari, perché vi mettono troppo affetto e lasciano indietro l’esercizio delle lettere. Perciò procuri che si faccia solo due volte all’anno, sebbene in alcune parti si faccia solo per carnevale (lett. n. 1036).
 

5. LA RESPONSABILITA’ DEI DIRIGENTI 

104.Usi sempre la maggior diligenza possibile che le scuole vadano bene e faccia che spesso gli scolari abbiano le sortazioni spirituali e che sappiano la vita di Cristo ed anche gli esercizi spirituali e frequentino la confessione, che così il Signore ci darà i suoi santi doni e ci benedirà sempre (lett. n. 594). 

105.Procuri di accomodare le scuole con molto ordine ed abbia grande interesse al profitto dei giovanetti, sicché essi stessi mostrino il profitto che, con la diligenza del maestro, sperano fare (lett. n. 1245). 

106.Attendano con ogni diligenza all’esercizio delle scuole e massime dello spirito e santo timor di Dio negli scolari. Questo è il nostro proprio istituto, nel quale vi è maggiore merito che attendere alle persone grandi, le quali hanno molte religioni che le aiutano e gli scolari hanno solamente la nostra (lett. n. 2623). 

107.Il superiore abbia cura che non si dia niente a secolaria, né in latino né in volgare, che non sia rivisto da lui o da che egli designerà, perché sarebbe un grave errore che si vedessero fuori cose nostre con sbagli, e significherebbe perdere assai credito per così poca diligenza (lett. n. 1970). 

108.Quanto a fare spendere agli scolari per accomodare le scuole, i banchi ed altro, non si usi in modo alcuno perché i secolari sospetteranno che si esige dagli scolari del denaro e sarà una cosa sconveniente (lett. n. 2738). 

109. Non manchi di usare ogni diligenza nell’aiutare gli scolari e, specialmente, nel far tornare sulla buona via gli sviati (lett. n. 386). 

110.Procuri che nelle ricreazioni non si tratti se non del modo di promuovere meglio l’esercizio delle scuole, ché molte volte qualcuno potrà dare degli avvertimenti che saranno di molta importanza (lett. n. 1275) 

111.Per il desiderio grande che io ho avuto fin dal principio di trovare un modo breve e facile il più possibile per la lingua latina, ordinai a V.R. d’insegnare questo tre o quattro dei nostri Padri per utile della nostra religione; il nemico s’interpose e fece che V.R. tralasciasse quell’esercizio e tornasse a Firenze (lett. n. 4021). 

112.Tenga per tutte le scuole chi noti giornalmente quelli che mancano e si avvisino i loro padri, acciò vedano che la mancanza non viene dai maestri se gli scolari non imparano (lett. n. 354). 

113.Procuri che le scuole camminino con ogni diligenza e che non vi siano ragazzi oziosi per la città. Massime poveretti, per il cattivo esempio che danno a quelli che vanno a scuola (lett. n. 469). 

114.Cerchi di istruire bene alcuni dei nostri nello scrivere ed abaco. Faccia loro capire che Dio non accetterà in sua compagnia quelli che, per la loro superbia, non vorranno questo esercizio tanto utile al nostro Ordine, perché si sono voluti umiliare per amor suo, come egli si umiliò per amor nostro (lett. n. 4225). 

115.Avverta tutti che nessuno dei nostri dia sulla carne agli scolari, ma solo usi calzoni; se lo scolaro meriterà maggior castigo, vengano da V.R. In questo procuri che si osservino le costituzioni, perché altrimenti i maestri pratici faranno degli inconvenienti (lett. n. 1307). 

116.Ordinerà che nessun maestro possa dar altro castigo che o due spalmate o vero cinque staffilate sopra i panni, e se alcuno meriterà maggior castigo si rimetta a V.R. e allora V.R: ordinerà il castigo che si dovrà dare. Il castigo da principio abbia del pio, ma se gli scolari ricadessero, si aumenti; sopratutto, perà, si usi il mezzo della frequente confessione, che fa molto maggiore effetto (lett. n. 1429). 

117.Farà bene il Superiore ad andare spesso nelle scuole per vedere se gli scolari stanno con la dovuta modestia (lett. n. 610). 

118.Non manchi di diligenza verso le scuole in modo che vadano bene, acciò non si possano lamentare con ragione. Vada di tanto in tanto rivedendole e premiando quelli che le sembrerà si portino bene, cominciando dai piccolini (lett. n. 150). 

119.Si ricordi che il nostro Istituto consiste nel far camminare bene le scuole (lett. n. 568). 

120.Cerchi di visitare le scuole più spesso, perché importa assai, per tenere gli scolari in obbedienza, che il Superiore vada sempre ora in una ora in un’altra scuola, vedendo come si portano gli scolari e dando ad alcuni diligenti qualche premio (lett. n. 262). 

121.Le caccomando grandemente che tenga nel cuore di visitare la prima scuola spesse volte e cerchi di rimediare ogni ancanza tam in capite quam in membris, per piccola che sia, perché dal buon nome di quella scuola deriva la buona soddisfazione dei cittadini (lett. n. 444). 

122.V.R. dovrà spesse volte visitare le scuole, specie quelle di latino, dalle quali dipende il buon nome e similmente procurare che non si manchi mai all’orazione e agli altri esercizi della casa (lett. n. 540). 

123.Mi scrive circa la grammatica, dicendo che delle tre parti della grammatica due sono per i maestri e l’altra per gli scolari. Essendo così, mi parebbe necessario che si stampassero a parte, cioè quella che appartiene agli scolari distinte da quella che appartiene ai maestri (lett. n. 4028). 

124.Si ingegni nel far sì che le scuole vadano bene e si veda chi vi attende, acciocché tanti, che stanno censurando le azioni, non possano con verità dirne male (lett. n. 161). 

125.La confessione fa deviare dalla scuola: chi è buono per la scuola non deve occuparsi di altro (lett. n. 1334) 

126.Mi avvisi con la prima occasione quante scuole vi sono e quanti scolari per ogni scuola, quanti maestri e che insegna ognuno (lett. n. 2194). 

127.Ho visto alcune cartelle del Fratel N. e mi pare che l’anno passato scriveva meglio di come fa adesso, perché egli vuole fare ogni specie di lettera con la penna quadra e non gli riesce. Spero che ritornerà ad intendere che tempera di penna vuole ogni lettera (lett. n. 907). 

128.Mi piace che attendano alla matematica non lasciando, lo studio della virtù: la perseveranza dà la corona. Dio benedetto prosperi i loro studi a maggior gloria sua. Deo gratias (lett. n. 2302). 

129.La scuola dell’abaco ha bisogno di un soggetto di spirito e degno di essere riverito dagli scolari; di solito, invece, nella scuola dell’abaco vi sono scolari grandi e io vorrei che vi fosse sempre un sacerdote (lett. n. 3692). 

130.Io avrei caro che V.R. tirasse a s per mezzo della confessione gli scolari, come tira i secolari; questo sarebbe di maggior servizio di Dio per essere tale il nostro istituto circa gli scolari; così le obbedirebbero nel venire all’oratorio e ad altre devozioni (lett. n. 807). 

131.Quanto ai giovanetti che stanno oziosi, usi diligenza che vadano a lavorare o alla scuola, ovvero faccia che il “Barrigello” vi metta un poco della sua autorità, perch così si decideranno ad attendere a qualche cosa e a non stare oziosi (lett. n. 471). 

132.Se gli scolari frequenteranno la confessione e la comunione, faranno grande profitto; perciò insista assai su questo e si tenga sempre qualche ragionamento per prepararli alla confessione ed anche alla santa comunione (lett. n. 882). 

133.Procuri che il luogotenente di aordini agli sbirri che non permettano che i ragazzi stiano oziosi per la città, ma che vadano a lavorare o alla scuola (lett. n. 444; vedi anche 471, più sotto). 

134.Procuri che le cose delle scuole camminino bene e quelle dell’osservanza meglio, perché, conforme cammineranno queste, così ancora cammineranno quelle (lett. n. 634). 

135.Se le scuole non vanno bene e l’osservanza delle regole non va pure bene, non è meraviglia che il Signore vi lasci patire (lett. n. 773).

136.Per quanto riguarda le scuole, si dovrebbe usare ogni diligenza e spesse volte dovrebbero essere visitate dal Superiore mentre vi sono gli scolari, per vedere se si usa la diligenza necessaria (lett. n. 1161). 

137.Visiti le scuole vedendo se vi sono scolari inquieti e faccia che si confessino e comunichino spesso, perché se le scuole andranno bene tutto il resto andrà similemente bene (lett. n. 2590). 

138.Visiti spesso le scuole ed i maestri; per impetrare da Dio le cose necessarie, importa molto più questo che il tenere molti confessori nelle nostre chiese (lett. n. 2979). 

139.Ho sentito particolare consolazione che si sia dato così buon principio alle scuole, e acciò si vada di bene in meglio, V.R. andrà spesse volte nelle scuole animando i maestri alla diligenza e gli scolari alla devozione, facendo frequentar loro gli oratori e i santi sacramenti (lett. n. 3543). 

140.Io esorto V.R. che sia il primo ad aiutare l’istituto visitando ed aiutando in qualche cosa gli scolari. Procurerà anche che tutti i sacerdoti si umilino a questo per puro amor di Dio, che ne avranno merito grande presso Dio, più che se facessero discipline a sangue (lett. n. 4108). 

6. COMPITI EDUCATIVI E QUALITA’ PEDAGOGICHE DEI MAESTRI 

141.Il credito delle scuole sta nell’avere buoni maestri (lett. n. 49). 

142.Attenda con ogni diligenza allo studio et veramente conviene usar ogni patientia et carità con li giovinetti per indirizzarli nella buona strada (lett. n. 225). 

143.Mi sarà caro che attenda a studiare i casi nei quali sogliono incorrere in giovanetti, perché questo è il nostro principale istituto (lett. n. 557). 

144.Quanto alle scuole, apprendo che vanno bene; il Signore dia a tutti sempre maggior cognizione del gran bene che si fa, non solo impedendo che i fanciulli facciano il male, ma ancora che imparino il santo timor di Dio che è un’azione non solo meritoria di maggiori beni, ma ancora molto soddisfattoria per i nostri errori. Perciò tutti d’accordo faranno, in questo, gran servizio di Dio e molto utile al prossimo ed a se stessi (lett. n. 791). 

145.Attenda con gran diligenza alla scuola senza far differenza da uno ad un altro scolaro, ma mostrando a tutti grandemente amore di padre, in modo che gli scolari conoscano che ama il loro profitto (lett. n. 354). 

146.Non sarebbe poco, se sapessimo umiliarci alla capacità dei fanciulli, alla cui istruzione la santa Chiesa ci ha ordinati (lett. n. 2577). 

147.Desidero tutti i nostri con tal talento che possano poi comunicarlo ad altri (lett. n. 2647). 

148.Bisogna procurare che le lettere vadano accompagnate con una santa umiltà, che così saranno di merito a chi le insegnerà e anche di p rofitto al prossimo (lett. n. 3882). 

149.Io amo con tutto il cuore quel religioso che fatica per amor di Dio e, con le mie povere orazioni, lo raccomando sempre a S.D.M. (lett. n. 4021). 

150.Quanto al fratel N., se egli non si aiuta e non si emenda sarà sempre come uno zero, che non sarà buono per niente, né per sé, perché non avrà spirito, né per gli altri, perché non avrà il modo di aiutarli né in lettere né in spirito; perciò procuri d’imparare le une e l’altro (lett. n.1613). 

151.E’ necessario che attenda alla scuola con grande sveltezza e diligenza, se vuole avere il premio grande in paradiso (lett. n. 684). 

152.Attenda con ogni diligenza alla scuola e consideri che serve Dio; lo faccia con merito suo e non con poco entusiasmo, perché si offende Dio grandemente (lett. n. 995). 

153.Nella ricreazione si tratti della lettura fatta alla mensa ovvero del modo di aiutare le scuole con maggior profitto, evitando altre ciarle che non sono a proposito (lett. n. 2573). 

154.Vorrei che gli ordini non v’impedissero gli studi e mi sarebbe caro sapere quanti scolari averte, che ingeno hanno, che cosa imparano e in che termine stanno (lett. n. 4183). 

155.Procuri di stare sano e aiutare gli scolari al meglio che potrà, ché se si porterà bene, il Signore le darà la sanità non solo del corpo ma, quello che più importa, le darà il vero lume nella mente per saperlo servire bene nell’avvenire (lett. n. 164). 

156.I sacerdoti consultino le cose di casa una volta la settimana, acciò le scuole vadano bene ordinate e similmente le cose di casa (lett. n. 1074). 

157.Gli scolari escano dalla scuola in ordine, andando il maestro avanti fino alla porta, giacché per nostra disgrazia in cotesta casa si è perso il buon esempio d’accompagnarli alle loro case; devono ancora esortare gli scolari che si comportin bene per le strade, giacché non vengono accompagnati (lett. n. 2835). 

158.Nel castigare usino gran discrezione: conviene essere molto benigni con i fanciulli (lett. n. 566). 

159.Usi piuttosto far frequentare i sacramenti, anche quando gli scolari si dovrebbero castigare, che dar loro delle staffilate (lett. n. 566). 

160.Fa maggior effetto il sacramento che lo staffile (lett. n. 1441). 

161.Quanto allo scolaro disobbidiente, fu bene il castigarlo, ma vorrei che il castigo fosse sempre con tanta pietà e prudenza che gli stessi scolari comprendessero che meritano molto di più. Il nostro castigare dev’essere con molta pietà, che così vuole il nome della carità che professiamo (lett. n. 224). 

162. Abbia cura di castigare gli scolari, ma s’intende, sempre coll’obbedienza del Superiore, che così è la mia volontà. Deve sempre consultare nelle occasioni, specie quelle importanti, acciò non erri in troppo o poco, che così farà meglio ed avrà maggior merito (lett. n. 283). 

163.Il castigare con benignità e misericordia mi piace grandemente, perché gli scolari, conoscendo amor di padre nel maestro, non sentono tanto il castigo, né fuggono così facilmente la scuola (lett. n. 893). 

164.Esorto tutti ad usare gran diligenza nell’aiuto degli scolari, il che si fa con gran profitto per mezzo dell’orazione (lett. n. 776). 

165.Il religioso non deve mai adirarsi, ma dire e fare ciò che si deve senza scandalo degli scolari e con ogni modestia (lett. n. 723). 

166.Attenda ad impiegare il suo talento in servizio dei fanciulli, che è la strada per acquistare merito grande e assicura la via del paradiso; tutto il resto è tentazione del nemico (lett. n. 1191). 167.Chi ha talento per aiutare i giovanetti, che è il nostro proprio istituto, non deve occuparsi di cose che possano distrarlo (lett. n. 1332).

 168.I maestri procurino che i fanciulli sappiano i misteri della vita di Cristo e gli atti delle virtù; in questo siano tutti timorosi di Dio e frequentino i santi sacramenti (lett. n. 1540). 

169.Procuri di essere grato a Dio umiliandosi quanto più potrà e insegnando con quell’affetto con cui insegnerebbe, se vedesse che Dio la sta guardando quando insegna ovvero studia per insegnare (lett. n. 1937). 

170.Il Signore vi benedica e faccia devoto ed umile, acciò possiate fare profitto doppio negli scolari (lett. n. 2371). 

171.Sarebbe molto a proposito che si leggessero meno autori nella scuola, come fa il Padre Gaspare, che tre volte la settimana legge Virgilio e tre altre un altro autore e tre volte un altro, il che possono esseguire poco a poco e far fare agli altri qualche altro esercizio (lett. n. 617). 

172.Le opere lodano il maestro e non le buone parole né i buoni propositi, dei quali vi è abbondanza grande nell’inferno; le opere buone, fatte puramente per amor di Dio, sono a lui accette (lett. n.694). 

173.Le opere lodado il maestro e non le buone parole; se egli avrà così buone le opere negli atti di obbedienza e di umiltà come sono state fin qui le parole, io avrò una gran fiducia nel suo aiuto e spero che non deluderà questo mio buon desiderio (lett. n. 741) 

174.Quanto prima le manderò il “Thesauro poetico” dello Smezio. Desidero che spesse volte faccia degli epigrammi in lode dei santi del giorno, li faccia scrivere di buona mano e li attacchi o alla porta della scuola o dell’oratorio o della chiesa, alla parte del corridoio o andito, acciò si veda che il maestro è capace di dare soddisfazione agli scolari (lett. n. 765). 

175.Cerchi di essere diligente e di accomodarsi alla capacità degli scolari, non solo nell’assegnare i compiti in volgare, ma ancora nello spiegare le lezioni. Tratti tutti gli scolari con benignità, acciò conoscano che egli ama cordialmente il loro profitto; così li animerà ad essere diligenti nelle scuole e più facilmente poi li tirerà al servizio di Dio, che è il nostro guadagno grande. Se questa prima scuola cammina bene, si dà buon nome a tutte le altre (lett. n. 1488). 

176.Io avrà molto caro che i maestri siano quali V.R. desidera, ma alcuni di essi non sanno che cosa sia umiltà e, posseduti dalla superbia, hanno lasciato gli esercizi umili che facevano nel secolo ed anche nella religione, mentre era la vera strada per andare in paradiso (lett. n. 2835). 

177.Procuri dal canto suo esser puntuale al tempo della scuola et far che li scolari imparino con diligenza a ciò che al mio ritorno veda il profitto che io spero dalla sua sollecitudine (lett. n. 50). 

178.Non mi par conveniente che il Maestro senta la confessione degli scolari acciò per vergogna non lascino alcun peccato di confessarsi (lett. n. 1571). 

179.Procuri di tirar li scolari più con mostrarsi loro padre che giudice rigoroso (lett. n. 1618). 

180.Attenda all’opera con gran diligenza, di maniera che ne cavi profitto per l’anima sua, adoperando la virtù della patienza et della carità con tutti che così farà le cose con profitto suo spirituale et con buon esempio di tutti (lett. n. 737). 

181.Perché le scuole sono il nostro istituto, tutti vi attendano con molta carià et piuttosto si manchi in altre cose di casa che nella diligenza delle scuole et avverta a tutti che usino con tutti egual amorevolezza senza mostrar ad alcuno particolar affetto, né ricevano neanco domandino dalli scolari cosa alcunoa (lett. n. 1713). 

182.Se V.R. desidera far profitto nelle anime dei giovanetti scolari come è obligo del maestro, deve con gran fervore et humiltà domandare a Dio benedetto simil gratia perché chi non ha in se fervore e amor di Dio non lo può communicare agli altri, però ogni giorno procurarà una e più volte in secreto e massime nella Messa gratia particolare a Dio di poter fare quel frutto che è obbligato nelli giovanetti che vengono alle nostre scuole (lett. n. 2717).

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